La ferocia

Teatro Kismet

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dal romanzo di Nicola Lagioia

ideazione VicoQuartoMazzini

regia Michele Altamura, Gabriele Paolocà

adattamento Linda Dalisi

con Roberto Alinghieri, Michele Altamura, Leonardo Capuano, Enrico Casale, Gaetano Colella, Francesca Mazza, Gabriele Paolocà, Andrea Volpetti

scenografie Daniele Spanò

disegno luci Giulia Pastore

musiche Pino Basile

costumi Lilian Indraccolo

aiuto regia Jonathan Lazzin

realizzazione scenografie Officina Scenotecnica Gli Scarti

direttore di scena Daniele Corsetti

progetto audio Niccolò Menegazzo

datore luci Marco Piazze

cura della produzione Francesca D’Ippolito

ufficio stampa Maddalena Peluso

foto Valerio Polici

grafica Leonardo Mazzi

consulenza artistica Gioia Salvatori

Vittorio Salvemini è venuto dal nulla e, come da copione, vuole tutto. Costruttore pugliese arrivato a Bari poco più che trentenne, dagli anni ‘70 in poi ha inanellato una serie di successi professionali che l’hanno portato a essere proprietario di cantieri edili su cui non tramonta mai il sole, da Bari a Phuket, passando per Parigi e Istanbul. Solo le contraddizioni di qualunque ascesa sfrenata riusciranno a mandare in frantumi le sue sicurezze. A queste è legata la morte della figlia Clara, trovata morta ai piedi di un autosilo.

La Ferocia, spettacolo tratto dall’omonimo romanzo di Nicola Lagioia  (Giulio Einaudi Editore), vincitore nel 2015 del Premio Strega e del Premio Mondello, mette in scena il trionfo e la rovina dell’occidente. Lo fa raccontando la storia della famiglia Salvemini, una saga familiare  in cui le colpe dei padri si specchiano nelle debolezze dei figli. Un bestiario che racconta della nostra incapacità di sopprimere l’istinto di prevaricazione e il nostro essere perennemente incatenati alle leggi della natura.

Secondo alcuni la disciplina che meglio spiega il nuovo secolo è l’etologia. Metti una volpe affamata davanti a un branco di conigli e li vedrai correre. Corri in una piazza piena di colombi e li vedrai volare. Trova il colombo che non vola.”

La vicenda dei Salvemini ha il calore di una tragedia contemporanea, particolare e universale allo stesso tempo, e si nutre delle parole nate dalla penna di un grande romanziere, nato e cresciuto in un Sud da sempre attraversato da grandi narrazioni.

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