Nel mare ci sono i coccodrilli – storia vera di Enaiatollah Akbari

Teatro Kismet OperA
Da Lunedì 12 a Mercoledì 14 dicembre 2016 ore 10.00


NB I contenuti di questa pagina compongono la scheda didattica
che è possibile richiedere a scuole@teatridibari.it


Lo spettacolo

NEL MARE CI SONO I COCCODRILLI
storia vera di Enaiatollah Akbari
dal libro di Fabio Geda
Teatri di Bari/Kismet
Selezione Apulia Fringe Festival 2015

C’è chi parte per amore, per lavoro, per turismo e chi per inseguire la vita. E’ la storia vera del peregrinare di Enaiatollah, un bambino afgano costretto a barattare la propria innocenza in cambio della sopravvivenza, senza mai vendere la propria onestà e portando sempre in tasca le parole di suo padre e le promesse fatte a sua madre. C’è chi parte per amore, per lavoro, per turismo e poi ci sono quelli che partono per inseguire la vita. E allora la partenza è un parto. Un viaggio in posizione fetale, stipato in pochi centimetri, nella pancia di un camion dentro un mare di letame. Un mare in salita, che unisce e che separa. Un mare che è liquido amniotico che nutre ma in cui si può annegare. Una sola sedia in scena basta per raccontare il travaglio e il peregrinare di un bambino, costretto a barattare la propria innocenza in cambio della sopravvivenza, senza però mai vendere la propria onestà. Nel viaggio diventa un uomo portando sempre in tasca le parole di suo padre e le promesse fatte a sua madre. Poi finalmente arriva, si ferma. Ritorna a essere un po’ bambino, di nuovo figlio, nostro, del mondo, del tutto. Perché basta che due si vogliano bene per raggiungere l’assoluto e la misura delle cose. La storia di Enaiatollah, fuggito dall’Afghanistan, è una magnifica parabola che rappresenta uno dei drammi contemporanei più toccanti: le migrazioni di milioni di individui in fuga da territori devastati dalle guerre, in cerca di un miraggio di libertà e di pace. Nel mare non ci sono i coccodrilli non è solo uno spettacolo ma un incontro, una stretta di mano tra noi e la nostra umanità.

Adattamento e regia: Fabio Geda e Christian Di Domenico
Con: Christian Di Domenico


L’attore / la produzione

Christian di Domenico
Attore e Pedagogo abilitato allo sviluppo e all’insegnamento della metodologia teatrale acquisita dal Maestro russo Jurij Alschitz dalla European Association For Theatre Culture, presso la quale ha conseguito il Master for Teaching. Dopo il diploma d’Attore conseguito presso la Scuola di Teatro di Bologna diretta da Alessandra Galante Garrone, prosegue i suoi studi presso la Civica Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano. Dal 1997 al 1999 frequenta la “Scuola dopo il Teatro”, diretta da Jurij Alschitz, corso triennale di perfezionamento rivolto ad attori e registi professionisti, al termine del quale rimane a fianco di Alschitz in qualità di Pedagogo. Ha lavorato in qualità di attore in teatro con Gianpiero Borgia, Alessio Bergamo, Simona Gonella, Massimo Navone,Jerzy Sthur, Giorgio Marini, Gabriele Vacis, Elio De Capitani, Marco Baliani, Carlo Bruni, Sonia Antinori, Mariano Dammacco, Michele Sinisi. Al cinema ha lavorato con Giuseppe Bertolucci, Antonio Albanese e Giuseppe Battiston. Ha partecipato a Festival internazionali come: Il Festival dei Due Mondi di Spoleto, il Festival Castel dei Mondi di Andria, Mittelfest, In teatro, Fringe Festival of Edinburgh. E’ Autore regista ed interprete dello spettacolo “U Parrinu. La mia storia con Padre Pino Puglisi ucciso dalla mafia”, giunto a più di 200 repliche in tutta Italia ancora in tourneè.

Teatro Kismet Opera
La storia della compagnia del Teatro Kismet è una storia lunga e articolata, che ha le sue radici agli inizi degli anni Ottanta, quando i componenti del gruppo erano poco più che maggiorenni e quando nella città di Bari – dove il Kismet nasce e vive – lo spazio per la ricerca era ancora limitato. A partire dalla formazione con il maestro Carlo Formigoni, il curriculum della compagnia vede numerosi innesti, incontri e contaminazioni con nomi importantissimi del teatro nazionale ed internazionale: Marco Martinelli fondatore del Teatro delle Albe, Alfonso Santagata, Alan Maratrat sono alcuni degli artisti che in maniere diverse attraversano il Kismet. Inoltre, accanto a loro, passano dal Kismet figure nevralgiche anche da un punto di vista politico e storico: nel 1989 infatti la compagnia trova casa nello spazio di strada san Giorgio martire alla periferia di Bari, dove inaugura la sua attività con lo spettacolo “Quick Quick Slow”, dedicato alla lotta alla mafia e in occasione della quale presentazione intervennero personaggi quali Nando Dalla Chiesa e Leoluca Orlando. Stabile d’Innovazione per l’Infanzia e la Gioventù – come sancisce il MIBAC nel 1996 – il Teatro Kismet ha sempre prestato grandissima attenzione al teatro ragazzi, al lavoro su teatro e handicap mantenendo alto anche il livello delle produzioni per il pubblico adulto. È infatti su questi tre assi che si snoda la storia della compagnia, nata – come si accennava – nel 1981 da un progetto formativo condotto da Carlo Formigoni e maturata nei trent’anni successivi fra debutti, tournèe e premi. Con la nascita del Consorzio Teatri di Bari che vede insieme Kismet e Abeliano, matura anche una nuova collaborazione con la compagnia pugliese Senza Piume Teatro diretta da Damiano Nirchio: è lui a firmare la regia e la scrittura del primo spettacolo per l’infanzia dei Teatri di Bari “Ahia!”, presentato con grandissimo successo dal festival Maggio all’Infanzia 2016 e interpretato da Lucia Zotti e Raffaele Scarimboli.

http://www.teatrokismet.org/


Chi l’ha già visto

“E’ il teatro di narrazione la risposta più intelligente alle esigenze di un’arte scenica ridotta al lumicino. Non tanto per la formula asciutta che consente di ridurre radicalmente i costi, quanto per la forza primigenia che qui viene liberata, al contrario di certo acquoso teatro contemporaneo malgrado il ricorso massiccio a effetti speciali e nomi di richiamo per mascherare il vuoto di operazioni di dubbia valenza culturale. Il teatro di narrazione è l’eco della più arcaica comunicazione tra un singolo e un consesso di ascoltatori. Trentamila anni fa i cacciatori reduci da una battuta se volevano narrare alla tribù avida di novità e raccolta intorno al fuoco quanto era stato difficile intrappolare quel tale cervo, vincerne le ultime resistenze e infine strapparne la carcassa alle mire dei predatori sulla via del ritorno, dovevano corredare il modestissimo vocabolario di gesti, suoni e onomatopee. Allo stesso modo raccontavano le gesta degli antenati, gli scontri con le tribù rivali… In altre parole, facevano teatro. Lo facevano in modo spontaneo. Così spontaneo da risultare irresistibile, prescindendo da scene, oggetti, registi, commediografi… Un modo di partecipare fatti ed emozioni che – attraverso i giullari, prima, e i cantastorie, dopo – è sopravvissuto ai giorni nostri. Il moderno teatro di narrazione, – che abbia luogo in piazza o all’interno di un teatro – non abbisogna che del talento dell’interprete e della forza della storia di cui è latore.”

Il Quotidiano di Bari – Italo Interesse


Prima della visione: spunti

Vivere e raccontare una storia

A) LE PAROLE DI ENAIATOLLAH

Enaiatollah Akbari: “Basta con l’Europa dei fili spinati e non date soldi ai regimi corrotti”
Lo scrittore e protagonista del libro: “Nel mare ci sono i coccodrilli”: “È ora di abolire il trattato di Dublino che ti impone di rimanere dove ti prendono le impronte digitali”

di FABIO TONACCI / www.repubblica.it / 19 settembre 2016

ROMA – “Abolire il trattato di Dublino, che ti impone di rimanere nel Paese dove ti prendono le impronte digitali”. E poi? “Basta dare soldi per la gestione dei profughi a governi corrotti”. Enaiatollah Akbari è afgano, ha 28 anni, vive a Torino e sta per laurearsi in Scienze Politiche. La storia del suo lungo viaggio per arrivare in Italia nel 2004 è scritta nel libro di Fabio Geda, “Nel mare ci sono i coccodrilli”.

Perché abolire la raccolta delle impronte digitali?

“Non dico questo. È giusto che le autorità del Paese di primo arrivo prendano le impronte ai profughi, ma ciò non deve comportare l’obbligo di presentare la domanda di asilo in quello stesso Paese. Grecia e Ungheria non ce la fanno a sostenere il peso, sono diventati magazzini di uomini”.

E però con la libertà di chiedere asilo dovunque, tutti si sposteranno in Germania o nei Paesi del Nord Europa.
“Se l’accoglienza sarà ben organizzata, non ci saranno problemi. Chi arriva dall’Asia passa quasi sempre dalla Grecia: ci sono circa 70mila persone che vivono laggiù nelle baraccopoli, senza che i loro diritti di richiedenti asilo siano garantiti”.

Vede un Europa solidale, o no?
“No. Il sistema di ricollocazione e di sostegno reciproco è una favola. Ognuno pensa per sé. Senza una visione comune, la situazione diventerà insostenibile. E la soluzione non è dare soldi a Paesi corrotti”.

In che senso?

“La Germania ha girato al governo afgano 300 milioni di euro per gestire i rimpatriati. Ma il mio Paese attualmente è tra i più corrotti al mondo, quel denaro finisce ai signori della guerra, ai trafficanti di oppio, ai politici. La stessa Germania ha fatto accordi con la Turchia del dittatore Erdogan”.

Come si deve comportare l’Europa coi migranti economici, che non scappano da guerre o dittature?
“In Europa c’è spazio per tutti. Non c’è il rischio colonizzazione. Io sono rifugiato, sono grato all’Italia, eppure non vedo l’ora di tornare in Afghanistan appena sarà possibile. E così i miei connazionali”.


Prima cosa da fare?

“Smantellare i recinti, i fili spinati… questa dei muri non è la vera Europa. Poi distribuire il peso dei migranti in modo equo, tra tutti i Paesi, a cominciare da quelli che si trovano adesso in Grecia e in Ungheria “.


B) LA VOCE E IL CORPO DI ENAIATOLLAH

Per vedere l’intervista a Che Tempo che Fa in onda su RAI TRE il 25/04/2010 cliccare qui


C) IL LIBRO

Titolo: Nel mare ci sono i coccodrilli. Storia vera di Enaiatollah Akbari
Autore: Fabio Geda
Editore: Dalai Editore
Collana: Icone
Anno edizione: 2010

Se nasci in Afghanistan, nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, può capitare che, anche se sei un bambino alto come una capra, e uno dei migliori a giocare a Buzul-bazi, qualcuno reclami la tua vita. Tuo padre è morto lavorando per un ricco signore, il carico del camion che guidava è andato perduto e tu dovresti esserne il risarcimento.

Ecco perché quando bussano alla porta corri a nasconderti. Ma ora stai diventando troppo grande per la buca che tua madre ha scavato vicino alle patate. Così, un giorno, lei ti dice che dovete fare un viaggio. Ti accompagna in Pakistan, ti accarezza i capelli, ti fa promettere che diventerai un uomo per bene e ti lascia solo.

Da questo tragico atto di amore hanno inizio la prematura vita adulta di Enaiatollah Akbari e l’incredibile viaggio che lo porterà in Italia passando per l’Iran, la Turchia e la Grecia. Un’odissea che lo ha messo in contatto con la miseria e la nobiltà degli uomini, e che, nonostante tutto, non è riuscita a fargli perdere l’ironia né a cancellargli dal volto il suo formidabile sorriso. Enaiatollah ha infine trovato un posto dove fermarsi e avere la sua età. Questa è la sua storia.


La casella di posta elettronica info@casadellospettatore.it 
è a disposizione di quanti vogliano stabilire un contatto diretto 
con lo Sportello didattico dei Teatri di Bari, per confrontare 
esperienze, spunti e modalità di impiego delle schede

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