Venere / Adone: al Kismet un racconto sulla scoperta del proprio io

È uno spettacolo che parla a tutti e che vorrei incontrasse soprattutto un pubblico di ragazzi, e di adolescenti. Il nucleo della pièce è costituito da fatti d’amore, della natura e dell’incapacità di stare con disinvoltura nel proprio.

Danilo Giuva

Un’indagine alla scoperta del proprio io, a partire dal celebre poemetto di Shakespeare, va in scena il 4 dicembre alle ore 21 al Teatro Kismet di Bari. Venere / Adone, coproduzione Compagnia Licia Lanera e Teatri di Bari, vi aspetta per il nuovo appuntamento della Stagione 2021.22 del Teatro Kismet di Bari, a cura di Teresa Ludovico.

Biglietti disponibili al botteghino del Teatro Kismet e sul circuito Vivaticket.com (clicca qui per acquistare). Per info 335 805 22 11 – 080 579 76 67.

Botteghino del teatro (strada San Giorgio martire 22 F, Bari) attivo dal martedì al venerdì ore 10:30-12:30/16:30-19:00 e due ore prima dello spettacolo.

SCHEDA SPETTACOLO

Compagnia Licia Lanera/Teatri di Bari
Venere / Adone
da William Shakespeare drammaturgia di Danilo Giuva e Annalisa Calice con Danilo Giuva regia e spazio Danilo Giuva
luci Cristian Allegrini organizzazione Silvia Milani assistente alla regia Annalisa Calice
consulenza artistica Valerio Peroni ed Alice Occhiali – Nordisk Teaterlaboratorium/Odin Teatret foto Clarissa Lapolla
con il contributo del Centro di Residenza dell’Emilia-Romagna “L’arboreto-Teatro Dimora | La Corte Ospitale” 2021

È uno spettacolo che parla a tutti e che vorrei incontrasse soprattutto un pubblico di ragazzi, e di adolescenti. Il nucleo della
pièce è costituito da fatti d’amore, della natura e dell’incapacità di stare con disinvoltura nel proprio. Ho scelto di partire da un
poemetto: “Venere e Adone” di William Shakespeare – io ci ho messo lo slash perché sono fermamente convinto che entrambi
convivano in ognuno di noi – per presentare l’archetipo dell’amore incompiuto attraverso l’elevazione lirica vertiginosa del
bardo (le sue parole fanno veramente venire le vertigini per il livello di splendore raggiunto) e ho deciso di lanciarmi da quelle
altezze per precipitare in una storia d’amore, altrettanto incompiuta, tra due comunissimi
essere viventi, dello stesso sesso. Parla, dunque, questo lavoro anche di omosessualità. Ho voluto parlarne non riferendomi allo
status sociale, ma al cortocircuito tutto personale dei primi momenti, alla difficoltà di spiegarsi, alla fatica della lotta interna,
all’incompiutezza, appunto, che caratterizza la maggior parte dei primi amori vissuti in questa condizione, al desiderio che
resta quasi sempre inespresso, nelle prime battute, per la natura della condizione in cui nascono.
Ho usato l’omosessualità perché la conosco profondamente, perché è stata la mia di condizione, quella che mi ha posto su
quella stretta linea di confine tra l’essere e il sentire in cui tutti viviamo, ma potrebbe essere qualsiasi cosa.
Ogni adolescente credo abbia la propria condizione di confine e credo sia necessario parlarne. Io voglio farlo a teatro.
Danilo Giuva

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