Nel mare ci sono i coccodrilli: nuovo appuntamento all’Arena Kismet dedicato ai giovani spettatori

All’Arena Kismet una storia di migrazione dedicata ai giovani spettatori Tratto dall’omonimo libro di Fabio Geda, Nel mare ci sono i coccodrilli (produzione Teatri di Bari), con Christian Di Domenico , va in scena nello spazio all’aperto del Teatro Kismet giovedì 9 settembre alle ore 21

Il giovane pubblico della rassegna ‘Arena Kismet per le famiglie’ scoprirà così la storia di Enaiatollah Akbari, bambino afghano in fuga dal proprio Paese (consigliato a partire dai 11 anni)

Biglietto unico 5 euro, acquistabile sul circuito Vivaticket

Per informazioni: 080 579 76 67 – 335 805 22 11 / botteghino@teatrokismet.itBotteghino del Teatro Kismet (Strada San Giorgio martire 22/F, Bari) attivo dal martedì al venerdì ore 10.30 -12.30 / 16.30-19 e due ore prima dello spettacolo. Chiuso il lunedì.Il programma completo della rassegna ‘Arena Kismet per le famiglie’ su www.teatridibari.it

SCHEDA SPETTACOLO

Teatri di Bari
NEL MARE CI SONO I COCCODRILLI
adattamento a cura di Fabio Geda e Christian Di Domenico
con Christian Di Domenico

Tratto dall’omonimo libro di Fabio Geda

Dall’Afgahanistan all’Italia alla ricerca di una nuova vita e in fuga dal regime dei talebani: è la storia di Enaiatollah Akbari che Fabio Geda ha raccontato nel suo libro. Enaiatollah, bambino afghano, viene lasciato dalla mamma, dopo una
serie di raccomandazioni, in Afghanistan. Da solo. Enaiat comincia a viaggiare, tra Afghanistan, Iran, Grecia, Turchia e Italia, alla disperata ricerca di un posto dove poter smettere di lottare per salvarsi la pelle e cominciare finalmente a
vivere come un bambino.

Annota Di Domenico: “C’è chi parte per amore, per lavoro, per turismo e poi ci sono quelli che partono per inseguire la vita. E allora la partenza è un parto. Un viaggio in posizione fetale, stipato in pochi centimetri, nella pancia di un camion dentro un mare di letame. Un mare in salita, che unisce e che separa. Un mare che è liquido amniotico che nutre ma in cui si può annegare. Una sola sedia in scena basta per raccontare il travaglio e il peregrinare di un bambino, costretto a barattare la propria innocenza in cambio della sopravvivenza, senza però mai vendere la propria onestà. Nel viaggio diventa un uomo portando sempre in tasca le parole di suo padre e le promesse fatte a sua madre. Poi finalmente arriva, si ferma. Ritorna a essere un po’ bambino, di nuovo figlio, nostro, del mondo, del tutto. Perché basta che due si vogliano bene per raggiungere l’assoluto e la misura delle cose.
Nel mare non ci sono i coccodrilli. Perché non è solo uno spettacolo ma un incontro, una stretta di mano tra noi e la nostra umanità”.

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